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CLAUDIO COMPRI

HPIM1564Il vino? È soltanto bianco o rosso,
buono o cattivo
Quante ne ho sentite, in tanti anni di vita vissuta! Vini che profumano di fiori freschi bianchi –come l'acacia e il biancospino – e altri che emanano fragranze sempre di fiori freschi ma, questa volta, colorati, vuoi la rosa vuoi la viola. Oppure, di fiori gialli (la ginestra?) e di fiori appassiti o secchi.
E, ancora, di frutta matura, cotta o secca; di erba triturata, di foglia di pomodoro e di mallo di noce. O di basilico, di lavanda, di salmastro o di liquirizia. Di cera, ceralacca e tabacco. E chi più ne ha, più ne metta. Perché, di persone tipo del-vino-io-le-so-tutte ne ho incontrate una quantità industriale. Intendiamoci, che di profondi conoscitori del nettare di Bacco ce ne sono, eccome! Quelli che sono in grado di intrattenerti per cinque minuti buoni su come abbinare un vino con un cibo e viceversa per fare risaltare l'uno e l'altro, e questo mi sembra un discorso serio. Ma, a tutti quei fenomeni del fiuto che, in un calice di vino, ci sentono i profumi più straordinari – fragranze che, magari, non si sono mai soffermati a percepire, e memorizzare, nella vita quotidiana, come una rosa per la strada o una verga di ceralacca nello studio di un notaio – ecco, a questi fenomeni io non ho mai dato molto credito.
Così, quando in uno di quei wine bar che van di moda adesso (prima li chiamavano osterie e poi, negli Anni Ottanta, sono diventati enoteche) ho incontrato Claudio Compri, che mi ha detto di fare il selezionatore di vini per grandi case, non mi è sembrato vero di potergli chiedere come si sceglie un vino. «Bianco o rosso, per soddisfare il tuo senso cromatico. Poi, se ti piace o non ti piace, per soddisfare il tuo palato». Non è un po' troppo semplicistico? «Ma no, vedi, che un vino ti piaccia è cosa fondamentale per poterlo bere. Certo, gli specialisti ti raccontano di sentire librarsi da un calice i profumi più straordinari del mondo. Il problema è che noi uomini abbiamo perso la capacità, o meglio l'abitudine, di soffermarci a sentire un profumo, a memorizzarlo associandolo a qualcos'altro. Quant'è che non ti fermi, per strada, attirato dal profumo del pane? Forse perché i panifici sono così rari, oggi... Pensi davvero che potresti riconoscere in un calice di vino il profumo della crosta di pane?».
Poi, mi conferma che solo gli specialisti, quelli veri e sono pochissimi, riconoscono in un calice di vino tutti quei profumi ai quali hanno allenato il loro naso, per anni. «Io ho avuto la fortuna di incontrare, quand'ero ancora ragazzo, un maestro eccezionale. Un innamorato del vino che, con una ristrettissima cerchia di amici, una sera alla settimana offriva, nella sua cantina, una cena dedicata alla valutazione e al confronto tra loro di vini della stessa tipologia, cioè con proprietà e caratteristiche comuni, ma ciascuno di un produttore diverso. Non solo come casa vinicola, ma soprattutto come dimensioni dell'azienda stessa e sue attitudini produttive. Così, degustavamo lo stesso vino prodotto da una cantina di levatura internazionale, da una più piccola – diciamo locale – e, infine, dal contadino. Con i giusti abbinamenti di cibo, assaggiavamo e commentavamo i vini per apprezzarne le differenze. Per sette, otto anni ho fatto questa straordinaria esperienza settimanale. Con una cosa in più: quando abbiamo cominciato, ero totalmente astemio e il più giovane del gruppo di amici, e quindi, da subito, con una specie di forzatura, sono stato delegato a sentire i profumi dei diversi vini e a descriverli agli altri, prima di ogni degustazione. Ho assaggiato, conosciuto e imparato tutto, in quella cantina. Fino allo Château Lafite». Fino a distinguere le diverse annate di uno stesso vino, anche se questa è una capacità difficilissima da conservare, ci vuole un allenamento continuo e costante.
La vita ha poi portato Claudio a occuparsi professionalmente di vini per circa trentacinque anni. In breve, si è ritrovato a capo di una commerciale con più di trenta venditori, ma, per uno come lui, "vino" è tutto quel mondo di profumi e di sapori che si sprigiona dal prezioso liquido, quando porti il bicchiere prima al naso e poi alla bocca. Per apprezzare un vino, esso deve sempre essere abbinato al cibo giusto; quanto alla conoscenza dei cibi e degli alimenti, a Claudio fino al momento del suo magico incontro con il vino è stato fondamentale l'aver lavorato nell'azienda di famiglia, che si occupava di carni a tutto tondo.
«Mi sono un po' stancato di tutto questo corredo di parole vuote di significato che sembra rincorrere il vino e questo nostro mondo. In fondo, perché scelga il "tuo" vino, è sufficiente che tu ti attenga alle due regolette che ti ho detto prima, e sarai sicuro di non sbagliare. La prima regola, o bianco o rosso; la seconda, o buono o cattivo. Facile, no?»

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