Personaggi
Michele Bozza, La Montina
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- Scritto da Marco Morelli
Franciacorta Giovane, Glamour, Green!
Nel cuore della Lombardia, la Franciacorta è da tempo immemorabile votata alla viticoltura, grazie alla composizione dei suoi terreni e al suo microclima, ideale per la nascita e la crescita di uve di eccellenza.
La sede delle Tenute la Montina è a Monticelli Brusati( Bs), il più interno dei Comuni della Franciacorta, in un articolato complesso di 12.000 mq di estensione che racchiude l’Azienda vitivinicola La Montina, il Wine Shop Montina, Villa Baiana, Baiana Centro Congressi, il Museo di Arte contemporanea e l’Associazione no profit “Dedicato A Te”. L’azienda nasce il 28 aprile 1987 per volere di tre dei sette fratelli Bozza: Vittorio (attuale presidente), Gian Carlo e Alberto. La sua area vitata si sviluppa oggi su una superficie di circa 72 ettari, dislocati in 7 Comuni della Franciacorta, da cui si ricava una produzione di circa 400.000 bottiglie annue. Abbiamo incontrato Michele Bozza, figlio di Gian
Carlo e anima commerciale dell’azienda.
Quanto vi ha aiutato in questi anni l’affermarsi del marchio Franciacorta?
Il successo del Franciacorta, soprattutto in Italia, è dovuto al fatto che il Consorzio e tutti i produttori che ne fanno parte (oggi sono circa 120), hanno sempre cercato di garantire la qualità dei propri prodotti sottoscrivendo un disciplinare che oggi è tra i più restrittivi al mondo. Ovvio che ci sono state aziende che hanno fatto da apripista (Cà del Bosco e Bellavista in primis) e che a livello di immagine hanno trascinato tutte le altre cantine tra le quali anche la Montina. Aziende che sono nate prima di noi, che hanno avuto
la lungimiranza di investire sulla qualità dei prodotti innanzitutto, ma anche sul marketing, sull’immagine,
sulla comunicazione seminando molto bene.
E’ cresciuto anche il territorio: siamo oggi a circa 3000 mila ettari coltivati a vigneto contro i 1200 ettari di 30 anni fa. La Franciacorta ha stravolto quello che era un concetto di territorialità: una volta Brescia era conosciuta per la metallurgia, la siderurgica, le armi; oggi la si accosta immediatamente ai vini della Franciacorta! Col nostro brand La Montina siamo fortissimi in Italia; oggi l’export si attesta al 15%. Per quanto riguarda il venduto nazionale il 70% è ripartito in 4 regioni: Lombardia, Emilia, Veneto e Piemonte.
L’estero sta crescendo a doppia cifra tutti gli anni: chiaro che siamo partiti probabilmente in ritardo rispetto ad altri territori.
Una gestione, quella di un’azienda vitivinicola, sicuramente dinamica
Tutti i giorni si presentano delle sfide e tutti i giorni abbiamo delle decisioni importanti da prendere, spesso fondamentali, come quella che mi ha portato otto anni fa a girare il mondo per rendermi conto, più da vicino, quali potevamo essere i mercati più appetibili per il nostro brand e quali no.
A proposito di mercati, quali ritiene siano quelli chiave per il vino oggi?
Io credo che gli Stati Uniti d’America possono essere considerati il mercato di riferimento: ci sono oltre 300 milioni di abitanti, sono tra i più grandi importatori di vino e hanno un feeling con l’Italia, in generale, che ci rende sicuramente più simpatici rispetto ad altri produttori di altri Stati. Ma sta crescendo parecchio anche l’Asia: non a caso ho appena partecipato, per la prima volta, al Foodex Japan 2018 nonostante siano già 6 anni che lavoriamo col Giappone. L’ export de La Montina a quali Stati si rivolge? Il 70% è riservato all’Europa: in primis Austria, Germania, Inghilterra, Belgio, Olanda. Da tre anni lavoriamo molto bene anche in Russia mentre il rimanente 30% è diviso tra USA, Giappone e Singapore. Che ne pensano delle nostre bollicine in Francia? I francesi sono storicamente molto più campanilisti di noi: non ammetteranno mai che il Franciacorta è più buono dello Champagne. Abbiamo qualche cliente in Francia e un consulente enologo, francese anch’egli, che ci racconta che quando porta qualche bottiglia di Franciacorta oltralpe, e la degustano “alla cieca”, dopo tanti apprezzamenti accade che, quando scoperchiano la bottiglia, ci rimangono un poco male.
Quale ritiene sia il vino nella vostra produzione che meglio rappresenta la vostra identità aziendale?
Domanda da un milione di dollari! L’80% del fatturato in termini di vendite verte sul Brut sul quale riserviamo le maggiori attenzioni. Ma un vino che ha forse contraddistinto questi trent’anni di Montina sicuramente è il Rosé demi sec. Noi, vuoi spinti un po’ dalla nascita di Villa Baiana, nel ‘91 abbiamo creato un po’ per gioco queste 4.000 bottiglie di Rosé demi sec e, da 4.000 bottiglie oggi siamo passati a 70.000 bottiglie prodotte (n.d.r. in tutto il resto della Franciacorta se ne producono, in totale, 85.000 bottiglie). Un vino facile, connotato da questa marcata morbidezza comunque sostenuta dal Pinot nero: un vino, intendiamoci, non solo per palati femminili.
Quali sono stati i riconoscimenti in questi anni che più l’hanno gratificata?
Senza dubbio il riconoscimento che viene dai clienti. Ho avuto il piacere, in passato, di essere catalogato nelle Guide con 5 grappoli e 3 bicchieri ma con le medesime, negli ultimi anni, abbiamo fatto scelte diverse. In Italia preferisco che mi giudichi il cliente, mentre all’estero partecipiamo a diversi concorsi. Anche il ristoratore italiano dà oggi un peso diverso alla Guide: ne è decisamente meno ammaliato, mentre quello straniero dà ancora notevole importanza ai giudizi e ai premi conseguiti.
Quest’anno non sarete presenti a Vinitaly: una scelta strategica?
Ritengo che oggi, purtroppo, Vinitaly non sia più quella fiera professionale che è stata per 40-45 anni. Per le aziende rappresenta un investimento importante e, in un padiglione preso d’assalto da migliaia di persone, non si ha più modo di parlare con chi hai di fronte in modo costruttivo. E questo porta davvero a poco. Abbiamo deciso di muoverci in modo diverso e quindi, dopo 29 anni di Vinitaly, salteremo quest’anno la fiera e investiremo questi soldi in altre attività che riteniamo più produttive per l’Azienda.
Nell’organigramma aziendale come sono divisi i compiti?
La nostra è una grande famiglia, quindi ognuno di noi s’è ritagliato il proprio spazio. Mio papà Giancarlo segue la parte cantina, dalle vendemmie alle degustazioni. Lo zio Alberto si occupa più della logistica e delle consegne. Lo zio Vittorio è il Presidente e quindi fa un po’ da tutor supervisore su tutti noi. Io seguo parte del marketing ma soprattutto la parte commerciale estera. Mia zia segue l’amministrazione e mio cugino Daniele, entrato 5 anni fa in azienda, sta iniziando un processo di crescita commerciale che sta già portando grandissimi risultati su Brescia. Infine, mia sorella segue Villa Baiana insieme ad Anna, che è l’altra mia cugina.
Se potesse avere una bacchetta magica che cosa cambierebbe nel mondo del vino?
Cambierei il clima, nel senso che negli ultimi 20 anni stiamo subendo un cambio climatico pazzesco. L’anno scorso il clima ci ha penalizzato non poco. Probabilmente oggi i nodi stanno arrivando al pettine: tutti noi abbiamo un po’ esagerato nel maltrattare questo nostro bellissimo pianeta e ne stiamo subendo qualche seria ritorsione. Io non ho mai visto un ciclone o un tornado in Italia: fino a dieci anni fa c’erano le stagioni mentre oggi si passa, in breve, dalla neve al sole primaverile. C’è sempre tanta preoccupazione al riguardo: fino al giorno prima che inizi la vendemmia non puoi prevedere nulla, mentre una volta si aveva la sensazione che tutto andasse con costante regolarità.
Cosa consiglierebbe ad un nostro lettore che si sta apprestando ad andare a comprare una bottiglia di vino. In pratica: qual è il modo corretto per scegliere un buona etichetta?
Noi abbiamo circa 8-9 mila persone che vengono solo a visitare la cantina: e sono tanti gli appassionati che mi chiedono “Qual è il tuo vino migliore?”, “Cosa mi consigli?”, etc. Io dico sempre loro: se organizzate una serata con gli amici comprate sempre tre, quattro bottiglie diverse (Prosecco, Franciacorta, Champagne... ma è una cosa che va benissimo da fare anche con i vini rossi doc). Copritele e poi stappatele senza leggere, o senza farvi condizionare dall’etichetta. Vi divertirete! Un modo come un altro per approcciarsi in modo simpatico, e senza prendersi troppo sul serio, nei confronti del mondo del vino, alla faccia dei tanti che si sentono già enologi dopo un mini-corso oppure dopo qualche ricerca su internet. Perchè io credo che il mondo del vino vada un po’ stemperato, mi passi il termine, e preso un po’ per quello che è ovvero non solo tradizione e cultura ma anche spensieratezza, convivialità, divertimento.
La Montina per affermare il proprio brand si è data da fare in questi anni con molte iniziative (n.d.r. dal 2015 La Montina è Official Sparkling wine di AC Milan), soprattutto culturali. Qual è la prossima?
Lo sapeva che la Montina, tra le tante cose, può fregiarsi di essere il primo museo di arte contemporanea a livello europeo? Per tornare alla sua domanda invito lei e i suoi lettori a partecipare alla mostra in corso, inaugurata lo scorso 16 marzo, dal titolo FIGURE ANCESTRALI: affascinante e inconsueta mostra dedicata all’arte aborigena australiana che sarà ospitata sino al 16 settembre 2018 nella nostra Galleria d’arte. Curata dal prof. Maurizio Scudiero, è la narrazione di un viaggio e di un sogno. Il comune denominatore fra due realtà così lontane come la Franciacorta e l’Australia è il legame e la passione per la Madre Terra, che gli uomini traducono e tramandano secondo linguaggi e codici della propria cultura. (n.d.r. Durante l’inaugurazione è stata battuta all’asta l’opera «Mother Earth Rainbow Snake», con incasso devoluto dall’associazione senza scopo di lucro «Dedicato A Te», impegnata nella raccolta fondi per la ricerca oncologica pediatrica, alla Fondazione
Veronesi, che è stata ospite dell’evento).
Che ci racconta di Villa Baiana?
Villa Baiana è un’estensione della Montina, 1600 metri quadrati disposti su tre piani concepiti come sede ideale per congressi, banchettistica, matrimoni, eventi. Oggi gestisce quasi 200 manifestazioni l’anno (con chef, pasticceri e personale interno) con un trend in costante crescita.
Non voglio approfittare oltre della sua disponibilità. Un’ultima domanda: quali sono gli aspetti che maggiormente la appassionano nella sua attività?
Chi, come me, nasce nel mondo del vino, o comunque dell’agricoltura in generale, prosegue un lavoro che ti viene veramente tramandato con grande passione. Io non mi vedrei in altro ambiente, in altro settore se non in questo. Noi veniamo dalla terra: il nonno produceva vino. Questa la forza che ogni giorno ci fa andare avanti come, peraltro, è chiaro che il mondo cambia e ci si deve adeguare e strutturare ogni giorno, in funzione di tale concetto. Come consorzio Franciacorta stiamo studiando dei progetti per entrare nelle scuole e cercare di portare i bambini verso il mondo del vino, dell’agricoltura, con la speranza che possa diventare il loro futuro.