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CANTINA FASOLI GINO. Dal 1925 a oggi, un secolo di vino

 DSC7565 copiaCent'anni fra i vitigni di cui quasi la metà trascorsi nel mondo del vino biologico. «In principio fu un'allergia agli agenti chimici. Da lì inaugurammo un nuovo percorso che tuttora ci detta il cammino. Perché quando il passato ti dà etica, non è più passato ma è futuro».
È l'idea che accompagna la Cantina Fasoli Gino nel celebrare il centenario con un nuovo Rosso speciale, un «best of» della propria produzione che è stato presentato a operatori ed esperti del settore durante l'evento esclusivo tenutosi nelle scorse settimane al Teatro Ristori di Verona. Intitolata «Vite per il Vino», la serata è stata dedicata a un secolo di storia famigliare.
«Il vino dei cent'anni non è che la summa di tutti i nostri rossi a mono-vitigno», così Natalino e Matteo Fasoli, terza e quarta generazione dell'azienda nata nel 1925 a Colognola ai Colli, nell'est veronese della Val d'Illasi. Una realtà d'eccellenza pioniera del settore biologico già dal 1986, sperimentatrice del metodo biodinamico a partire dal 2006 e oggi proiettata, grazie anche all'investimento sui vini Piwi e la riduzione dell'uso del gasolio, verso un orizzonte ad alto tasso di sostenibilità: «Nel giro di due anni raggiungeremo l'autonomia energetica fra pannelli fotovoltaici, recupero del calore prodotto dai macchinari quale nuova fonte per riscaldare gli uffici e riutilizzo dell'acqua piovana».

UN SORSO LUNGO UN SECOLO
In occasione del centenario la Cantina Fasoli Gino ha raccontato al Ristori i suoi Cru più rappresentativi, secondo un viaggio nella storia che prende il via da quella prima fattura di vendita al parroco del paese, datata 1925, quando il fondatore Amadio Fasoli consegnava personalmente le damigiane alle migliori osterie locali, e che arriva al più recente bilancio dell'export con i 91 mercati internazionali raggiunti, dalla Svizzera al Giappone e dalla Germania al Canada passando per gli Stati Uniti.
«Dai nostri 100 ettari, fra le altre cose, escono vini rossi dalla personalità unica a livello internazionale, belli da gustare e da vedere, capaci di restituirci un'immagine elevata», dice Natalino Fasoli.
Il Rosso del centenario è «il meglio del meglio, una sintesi apicale dei nostri Merlot, Corvina, Corvinone, Cabernet e Pinot Nero. Se quei rossi sono come una famiglia, mi piace pensare di aver messo insieme tanti "figli" sino a rappresentarne uno che esalta in sé tutte le loro differenti qualità». Un vino che, frutto di una scelta ispirata dalle migliori uve, «rimanda a «una complessità, un'unione e una pienezza uniche nel loro genere».

APRIPISTA DEL «BIO»
L'agricoltura è un'arte che non si fonda sulla teoria ma sulla pratica e l'azienda veronese può dire di «praticare» il vino biologico da quasi quarant'anni. «Nel 1986 nessuno sapeva cosa fosse il biologico, si trattava di una vera rivoluzione e inizialmente succedeva anche d'essere derisi», riflette Matteo Fasoli. La scelta di abolire l'uso di pesticidi è stata «la prima pietra di un percorso di sostenibilità». Un percorso lungo e sfidante, inizialmente anche complicato, «almeno finché non abbiamo conosciuto i primi distributori svizzeri e tedeschi, che ci hanno permesso di proporre con forza quel prodotto frutto di un cambio di mentalità: un prodotto, il vino biologico, che dimostra come il territorio, una volta valorizzato, ti permetta di realizzare cose incredibili».
Nel 2026 l'azienda festeggerà anche i vent'anni di procedure biodinamiche. Dalla semina dei legumi al processo di 24 mesi che porta alla produzione di compost riutilizzabile, passando per la piantumazione di alberi: «Vogliamo avere una visione che non è solo produttività», spiegano Natalino e Matteo Fasoli. In tale visione rientrano i progetti della vigna Tasi e Tenuta Le Cave, che una decina d'anni fa hanno rigenerato un territorio un tempo eletto a vecchia cava di marna per farlo rinascere come ecosistema: un'area dove «l'attività improntata su vini naturali, olio e spezie contribuisce a mantenere dieci ettari di bosco e la biodiversità che vi dimora».

NUOVE FRONTIERE
Nel 2026 la Cantina Fasoli Gino, che tra le quasi 600mila bottiglie l'anno produce vini certificati biologici e vegani, dunque adatti alle diete Vegan, effettuerà pure il primo raccolto legato ai vini Piwi, il cui nome deriva dal termine tedesco «pilzwiderstandfähig», espressione che indica la capacità di resistenza ai funghi. L'azienda ha investito quattro ettari in questo tipo di viticoltura che, di per sé, «permette di abbattere i consumi di rame, già per altro in quantità medio-bassa nei nostri vitigni, e di risparmiare sul consumo di gasolio, grazie al numero di interventi che cala di tre volte». Secondo Natalino Fasoli, «potrebbe trattarsi di una novità importante per il biologico poiché tutto si basa su una selezione da semi, senza organismi Ogm coinvolti». I vini Piwi, insomma, «sono destinati a entrare sul mercato come vini da tavola ma dotati di una propria identità». Parliamo di «vini dal minor impatto ambientale, che se lavorati bene potranno essere comparati agli altri, che si tratti di bianchi o di rossi».

SOSTENIBILITÀ: QUANDO QUELLA PAROLA
È DAVVERO «COLTIVATA»
Intanto il percorso di sostenibilità dell'azienda, avviato nel 1986 tra antiche conoscenze contadine e approcci che aumentano la vitalità delle piante sanando l'equilibrio perso con le coltivazioni intensive, è diventato una bussola rispetto a quelle «abitudini consumistiche che insegnano soltanto a prendere, utilizzare e abbandonare».
La Cantina Fasoli Gino ha fissato un'asticella per cui «entro un paio d'anni saremo autonomi nell'autoproduzione dell'energia». All'impianto fotovoltaico della potenza di 99 kW già installato seguiranno ulteriori investimenti per arrivare a 200 Kw totali. Inoltre, sarà avviato un processo di recupero del calore, quello prodotto dai macchinari d'imbottigliamento e produzione, che in ottica circolare andrà ad alimentare il riscaldamento degli uffici e la produzione di acqua calda di lavaggio.
Già oggi, poi, l'azienda recupera fra i tre e quattro mila metri cubi d'acqua piovana, il cui 80 per cento è riutilizzato per l'irrigazione e altri consumi, vedi il lavaggio delle bottiglie. «Un'altra implementazione della sostenibilità deriverà dai nuovi macchinari futuristici che introdurremo in azienda e che saranno gestiti da una centralina per avere un consumo controllato, ad esempio riducendo proprio il quantitativo d'acqua necessario». Ma nell'agenda figurano anche scelte come l'estensione dell'uso del vetro leggero per il packaging, dove si utilizza già carta 100% riciclata, e valutazioni come l'eliminazione delle capsule dai prodotti che lo consentono. Lo scenario è quello di «un'etica presente su tutta la filiera», dicono Natalino e Matteo Fasoli.
La Cantina Fasoli Gino è giunta alla seconda edizione del Bilancio di sostenibilità. Nel documento si evidenzia l'impegno pionieristico di Fasoli Gino nel settore vitivinicolo sostenibile, con particolare attenzione alla certificazione Equalitas, che valuta aspetti ambientali, sociali ed economici.

IN VINO VERITAS
Secondo l'azienda veronese, «un vino di qualità attira consumatori di qualità». E tale qualità passa per una sostenibilità che significa «capire quanto c'è di superfluo per concentrarsi solo su ciò che serve». Ricordandosi sempre di come «la terra è, e deve continuare a essere sinonimo di vita».

IL VINO DEI CENTO ANNI
Realizzato da uve appassite raccolte a mano, il vino dei cento anni è un grande rosso, nato dall'incontro tra Corvina, Corvinone, Merlot, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Le viti affondano le radici in suoli argillosi, calcarei e sassosi, coltivate secondo i metodi della pergola corta veronese e del Guyot. Ogni varietà affina separatamente in botti di rovere per un lungo periodo, tra i 36 e i 48 mesi, per poi unirsi in un equilibrio armonico di forza e profondità. Gradazione alcolica: 17%.
Ideale in abbinamento a carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati, è perfetto anche da solo, a fine pasto, da assaporare lentamente in un calice ballon.

Eledor: Il Lusso si Riveste di Arte Artigianale con la Nuova Linea di Borse in Pelle

Foto Elena e Dorella

Eledor, prestigioso marchio italiano di borse di lusso, ha recentemente lanciato la sua innovativa linea di borse in pelle fatte a mano, confermando ancora una volta la sua posizione come leader nell'industria della moda di lusso. Questo marchio unico, nato dalla passione e dalla visione di due donne imprenditrici, continua a esaltare l'eccellenza del made in Italy, abbinando sapientemente design moderni a tecniche tradizionali di lavorazione artigianale.

 

Il nome Eledor, già un sinonimo di lusso e stile, promette di offrire borse in pelle di alta qualità che rispecchiano l'autenticità e l'arte italiana. Ogni borsa è un capolavoro di artigianato, realizzato a mano dai più qualificati artigiani italiani con pellami selezionati. Questi maestri dell'artigianato, con le loro mani esperte e un occhio attento per i dettagli, danno vita a ogni borsa, rendendola un pezzo unico di alta moda.

La nuova collezione si distingue per la sua combinazione unica di eleganza contemporanea e tradizione artigiana. Ogni pezzo è disegnato con una precisa attenzione ai dettagli, dall'accurata selezione dei materiali, alla minuziosa lavorazione, fino alla rifinitura finale. La pelle pregiata utilizzata nelle borse Eledor è trattata con tecniche tradizionali che ne esaltano la qualità e la bellezza naturale, conferendo a ogni borsa un tocco unico e distintivo.

Le fondatrici di Eledor, con il loro impegno costante per l'eccellenza, hanno creato un marchio che è un vero e proprio tributo all'arte artigianale italiana. "Crediamo fermamente nell'importanza dell'artigianato e nella sua capacità di creare prodotti unici e inimitabili", affermano. "La nostra nuova linea di borse in pelle riflette questo impegno e la nostra passione per la moda di lusso."

Oltre ad essere un esempio di alta moda, Eledor è anche un simbolo di impegno per la sostenibilità. Il marchio si sforza di creare prodotti di lusso mantenendo al contempo un impegno per l'ambiente e la società. Questo si riflette nella loro scelta di materiali sostenibili e nella loro dedizione a pratiche di produzione etiche.

Per saperne di più sulla nuova linea di borse in pelle di Eledor e scoprire come il marchio unisce l'arte artigianale italiana con lo stile contemporaneo, visitate il loro sito web www.eledor.shop.

Riassumendo, Eledor sta riscrivendo le regole della moda di lusso, con la sua dedizione all'arte artigianale, all'eleganza moderna e alla sostenibilità. Con la sua nuova linea di borse in pelle, Eledor continua a dimostrare che l'artigianato di alta qualità e il design innovativo possono andare di pari passo per creare prodotti di lusso veramente eccezionali.

Alla scoperta di Eledor, dove l'arte incontra la moda e la tradizione si fonde con l'innovazione.

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TECNICA IMPIANTI

WhatsApp Image 2022-08-18 at 20.05.24Abbiamo avuto il piacere di incontrare ed intervistare Andrea Tondelli, titolare della azienda Tecnica Impianti di Correggio, ridente e florida cittadina della provincia di Reggio Emilia.
Tecnica Impianti porta con sè una storia aziendale che in tempi come quelli odierni definiremmo rara quanto insolita e fantastica.
Nata nel 1996 come una Garage Factory, così la definirono i tre soci fondatori, si è subito imposta nel settore dell'impiantistica elettrica civile e industriale, per competenza tecnica e qualità nella assistenza.

In più di 20 anni di attività Tecnica Impianti evolve e cresce in professionalità, struttura organizzativa e addetti, trasferendosi nel 2001 nella nuova sede sempre a Correggio.
Nel 2013, dopo l'acquisizione di una azienda termoidraulica della zona, amplia il proprio know-how e intensifica la propria specializzazione, potendo approcciare, come referente unico, progetti di dimensioni e complessità ben più elevate.
Un esempio di imprenditoria d'eccellenza che non manca di suscitare l'interesse di grandi gruppi del settore, che si dimostrano pure interessati all'acquisizione della società reggiana.
Controcorrente, rispetto alla triste abitudine di vedere grandi imprese del territorio fagocitate da investitori esterni, alla Tecnica Impianti accade un fatto sorprendente quanto singolare: i dipendenti si offrono di rilevare le quote dell'azienda diventando così i nuovi soci al fianco del leader che li ha accompagnati fino a quel punto ovvero al titolare Andrea Tondelli.
Con l'avvento dei dipendenti nella compagine societaria (Luigi Campioli, Rita Casarini, Cristian Cigni e Simone Marmiroli) Tecnica Impianti non è rimasta solo un'eccellenza del territorio reggiano ma ha anche intrapreso un nuovo percorso evolutivo, contrassegnato da assunzioni, nuovi importanti progetti e investimenti per il futuro.
Abbiamo incontrato per MCG Andrea Tondelli, fondatore dell'azienda.
Come ha accolto la richiesta dei suoi dipendenti di far parte della compagine societaria?
Sono stato felice ed orgoglioso di aver avuto, in questo modo, la conferma di esser stato capace di trasmettere negli anni, a quelli che sono diventati i miei nuovi soci, la passione, l'energia e l'attaccamento al nostro lavoro, fatto sempre con massima competenza e con l'ambizione di fornire ai nostri clienti un servizio impeccabile.
Ho sempre puntato sul team, anche a livello personale, investendo in figure che fossero il giusto completamento dell'organico aziendale e che avessero la mia stessa visione imprenditoriale. Eravamo già soci ancor prima di esserlo ufficialmente su un pezzo di carta.
Come è riuscito per l'appunto a creare un team così coeso e fedele all'azienda?
Semplicemente comportandomi come collega e non come titolare d'impresa. Condividendo perplessità e desideri, dubbi e certezze, confrontandomi quotidianamente con ognuno di loro affinchè si sentissero, ognuno indistintamente, veramente parte importante dell'azienda.
Penso abbiano visto e vissuto negli anni il mio modo di sentire e vivere la Tecnica Impianti e il mio quotidiano impegno per il bene dell'azienda e dei suoi componenti.

Come siete riusciti a portare a termine un' operazione societaria così articolata?
In primis ci siamo seduti intorno ad un tavolo, prestando ascolto ed attenzione alle proposte di ognuno. Mi ha emozionato e commosso il fatto che quelli che erano i miei dipendenti avessero i miei stessi intenti e, come me, volessero essere parte integrante della crescita e della vita di Tecnica Impianti. In egual modo mi ha stupito il loro unico punto fermo, senza il quale nulla si sarebbe fatto: la mia presenza.
In questa operazione abbiamo avuto anche la fortuna di trovare lo Studio Legale Franzoni Dittamo, uno tra i migliori nel settore delle transazioni societarie che ha condiviso con noi le problematiche, il tempo e l'entusiasmo, dando il massimo e dedicandoci pure i giorni festivi. Non possiamo che essere grati a chi con tale competenza e professionalità ci ha traghettati nella nuova era di Tecnica Impianti.

Dopo la acquisizione societaria, com' è cambiata Tecnica Impianti?
Oggi ognuno dei nuovi soci sa di poter fare la differenza e questo fa si che le energie profuse ed indirizzate alla crescita di Tecnica Impianti abbiano un' incidenza molto più marcata; non è un caso che i nostri servizi oggi siano richiesti anche da clienti di grandi dimensioni e con esigenze decisamente molto complesse. Oggi possiamo guardare al futuro con una determinazione ancor più forte grazie ad una visione comune che si cementa giorno dopo giorno.

A proposito di futuro, quali sono gli obiettivi che volete raggiungere nel prossimo anno?
Gli obiettivi sono tanti ma vogliamo affrontarli uno alla volta e con la giusta strategia.
Vogliamo ulteriormente accrescere le nostre specializzazioni tecniche, investendo in formazione di alto livello e in strumentazioni tecnologicamente avanzate.
Siamo aperti alle novità ed è nostra intenzione intraprendere un percorso che coinvolga anche il modo della scuola, condividendo competenze, sperimentando nuovi approcci e selezionando gli esperti di domani; figure che possano magari diventare i nuovi soci di domani per Tecnica Impianti.
Intendiamo instaurare collaborazioni che portino le nostre specifiche competenze ove richiesto, anche nelle province confinanti.
Ultimo, ma non ultimo, continuare il nostro percorso con la stessa etica e con gli stessi valori grazie ai quali si è consolidata Tecnica Impianti, valorizzando le persone, sapendole ascoltare con l'accortezza di mettersi tutti sempre sullo stesso piano alla ricerca di nuovi, condivisi, successi.

MYNET

Giovanni Zorzoni Direttore generale MynetMynet è stata inserita tra le migliori realtà imprenditoriali
della provincia di Mantova nell'ambito del
progetto "Best 500 Mantova", curato dallo studio di
consulenza virgiliano Valora.
La ricerca, che prende in esame i prospect economico-
finanziari delle cinquecento migliori società
mantovane, fa riferimento ai bilanci dell'anno 2021,
secondo le informazioni disponibili in ottobre 2022,
raccolti dalla banca dati AIDA di Bureau Van Dijk.
A comporre la statistica hanno contribuito sia i fatturati
prodotti, sia gli indicatori correlati alle marginalità
generate e alla dinamica del numero di dipendenti
delle sole società in stato "attivo" nell'anno 2021 e
che contavano la presenza di almeno un dipendente
negli anni 2020 e 2021; escluse dal report, invece,
le imprese appartenenti al settore assicurativo, finanziario
e creditizio.
Con un ottimo 34%, Mynet ha ottenuto il sesto posto
per Ebitda, acronimo inglese per Earnings Before
Interests Taxes Depreciation and Amortization (MOL -
Margine Operativo Lordo), indicatore che, rapportato
al totale dei ricavi, aiuta a valutare la redditività operativa
generata considerando solo la parte inerente
al business aziendale caratteristico. L'operatore di
telecomunicazioni ha raggiunto invece il ventisettesimo
posto per aumento dei dipendenti 2020-2021,
passando da 64 a 79 con una variazione di +15
unità. «L'eccezionale valore di questa ricerca sta tutto
nello straordinario risultato non solo economico,
ma anche in termini di capitale umano, registrato
da Mynet in due anni, il 2020 e il 2021, gravemente
segnati dalla pandemia – commenta il Direttore
generale, Giovanni Zorzoni. – Nonostante la crisi
che ne è conseguita e che stiamo ancora vivendo
a causa di una serie di eventi esogeni difficilmente
prevedibili, questo traguardo premia la storia ormai
quasi trentennale di un'azienda mantovana in forte...

VILLA CORDEVIGO WINE RELAIS

dimora01Villa Cordevigo Wine Relais, cinque stelle lusso
Relais & Chateaux, entra a far parte della Sustainability
Community di Virtuoso, prestigiosa affiliazione
delle più importanti agenzie di viaggio e
Travel Advisors del mondo.
Dopo aver scrutinato il programma di sostenibiltà
all'interno della tenuta e le attività svolte, fra la coltura
di vigneti e la produzione di vino bio, sono stati
riconosciuti gli sforzi della proprietà Cristoforetti
e Delibori ad evitare gli sprechi razionalizzando i
consumi, perseguendo la promozione del territorio
e dei piccoli produttori locali ai quali si rivolge
l'attività della proprietà anche per quanto riguarda
l'approvigionamento della materia prima del ristorante
Oseleta, una stella Michelin Guide riconfermata
anche per il 2022.
«Per la proprietà e per il team - spiega Lorenza
Delibori, Maître de maison di Villa Cordevigo Wine
Relais - è un onore ricevere questo prestigioso
riconoscimento che rispecchia il nostro continuo
impegno a migliorare perseguendo gli stessi valori
e principi di Virtuoso: celebrare la cultura, sostenere
le economie locali e proteggere l'ambiente.
Il rispetto verso le persone, il territorio, la natura
e le attività produttive del settore, così come la
valorizzazione della cultura, della tradizione, delle
materie prime di un luogo fanno parte del nostro
concetto di ospitalità: non sono e non possono
essere considerate un plus, ma solo concetti ed
elementi portanti della nostra offerta e del nostro
modo di fare impresa turistica».
Oltre la metà degli ingredienti utilizzati nelle cucine
di Villa Cordevigo, sia per il bistrot sia per il
ristorante Oseleta, sono di provenienza locale da
contadini, casari locali coltivatori e allevatori della
zona del Lago di Garda.
«Il nostro obiettivo - continua Delibori - è di incoraggiare
notevolmente la biodiversità: quando non
è possibile favorire l'acquisto di materia prima da
produttori locali, cerchiamo di reperire fornitori eticamente
rispettosi dell'ambiente».
La proprietà Cristoforetti e Delibori è attenta e
persegue attività virtuose a sostegno della sostenibilità
ambientale: un valore fondamentale
rispettato sia per l'ospitalità, a Villa Cordevigo, ma
anche per l'azienda vinicola fondata nel 1971 da
Walter Delibori e Giorgio Cristoforetti che ha sede
a Calmasino, nel cuore del Bardolino classico,
sulle colline che si affacciano sul Lago La produzione vinicola comprende tutti i grandi
vini classici veronesi come Bardolino, Lugana,
Custoza, Soave, Valpolicella, Ripasso e Amarone,
grandi bianchi e rossi Igt da uve autoctone
della provincia di Verona. Attualmente l'azienda
Vigneti Villabella può contare su un patrimonio
viticolo di circa 220 ettari tra proprietà e gestione.
L'acquisizione di Villa Cordevigo nel Bardolino
Classico, rappresenta il cuore dell'azienda e il
compendio del progetto Villabella rivolta alla conservazione
e valorizzazione della cultura e della
tradizione del territorio, alla ricerca della qualità
intrinseca dei vini autoctoni partendo dal rispetto
della terra e dalla cura dei vigneti.
Un potenziale enorme rappresentato da una tenuta
di 100 ettari vitati che regala ai consumatori
di tutto il mondo una prestigiosa selezione, tipicamente
italiana, di vini di qualità in un contesto unico.
Inoltre oltre 23 ettari di vigneti sono vocati alla
viticoltura biologica certificata, nel rispetto della
natura e dell'equilibrio dell'ambiente, concetti che
abbracciano la filosofia di Virtuoso.
Il ristorante Oseleta è aperto:
- il sabato e la domenica a pranzo;
- tutti i giorni (tranne il martedì) a cena.
- chiusura dal 3 gennaio al 30 marzo 2022
Villa Cordevigo Wine Relais - Ristorante Oseleta
Relais & Châteaux Hotel 5*L
Address: Località Cordevigo
37010 Cavaion Veronese (VR) Italy
Contact: Tel +39 045 7235287
Fax +39 045 6268482
www.villacordevigo.com
www.ristoranteoseleta.it
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